Tre errori che un buon advisor non dovrebbe mai commettere
Il ruolo dell’advisor nelle operazioni di capital market: perché è importante anche per gli investitori
Per le aziende la necessità di farsi coadiuvare da un advisor nelle operazioni di capital market è vitale, dato il numero di attori interessati e la complessità del processo stesso. L’advisor infatti sarà coinvolto nelle scelte riguardanti le caratteristiche dei titoli da emettere, i rapporti con gli organismi del mercato, la realizzazione del prospetto informativo e la promozione dell’immagine aziendale attraverso gli organi di stampa, gli analisti e gli intermediari finanziari. Allo stesso modo l’Advisor deve essere il garante dell’investitore, è dunque chiaro quanto sia delicato il suo compito, soprattutto nel prevedere il rischio di un’operazione.
Gli errori che un Advisor non dovrebbe mai commettere in un’operazione di capital market
Il collocamento di un titolo sul mercato influenza la buona riuscita di tutta l’operazione. Ci sono almeno tre errori da non commettere per evitarne il fallimento:
• Non valutare attentamente il rischio di credito. Questa è di certo la base per far partire un’operazione. Dati non reali inevitabilmente creano distorsioni che si riflettono su tutto il sistema. E’ sempre opportuno stare bene attenti agli strumenti che si utilizzano. Gli algoritmi e i sistemi di rating automatici spesso non sono sufficienti a fornire un’immagine adeguata dello stato di salute economico-finanziaria di un’azienda e delle sue prospettive. L’advisor deve, perciò, essere in grado di analizzare e valutare i risultati ottenuti dai sistemi automatici e di integrarli con le soft informations in suo possesso.
• Fare operazioni che costano tanto al cliente. Sarebbe un indice di scarsa bancabilità del soggetto. Il concetto di bancabilità esprime la possibilità per un investimento di essere finanziato attraverso una struttura finanziaria, indica la fattibilità, in termini finanziari, di un determinato progetto. In generale, un investimento deve essere inversamente proporzionale alla durata dell’operazione: più breve è lo strumento finanziario, meno dovrà costare. L’advisor ha sempre piena visibilità dei costi dell’operazione e in base a questo deve valutarne di volta in volta la convenienza.
In tal senso, L’advisor può e deve essere a conoscenza dei “rumors” che circolano.
Il rischio reputazionale infatti si manifesta in presenza di due condizioni:
1. quando l’impresa è direttamente responsabile di scelte che incidono negativamente sulla sua reputazione;
2. quando si registra l’incidenza di fattori esterni o interni tali da influenzare l’opinione interna ed esterna dell’azienda.
Il rischio di reputazione può sorgere a qualsiasi livello aziendale e nell’ambito di qualsiasi processo: il ruolo dell’advisor è particolarmente importante per valutarlo e prevenirlo. Inoltre, dopo un’operazione di capital market l’advisor dovrà curare la comunicazione dell’azienda verso la comunità finanziaria. La valenza strategica di questo aspetto è tutt’altro che indifferente: l’attività dell’advisor non è solo fondamentale per la buona riuscita del progetto ma deve anche alimentare il continuo interesse degli investitori.
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